Modalità di coltivazione della discarica


Come avviene il conferimento?

Il conferimento dei rifiuti all’impianto di Collegno è soggetto a un’accurata procedura di controllo. All’arrivo il rifiuto viene riconosciuto attraverso l’omologa (la “carta d’identità” di quel rifiuto) e la verifica a campione dei parametri chimici e fisici. Questo processo consente di controllare le informazioni circa le caratteristiche di ogni rifiuto conferito, in modo da confermare la sua corretta smaltibilità nel rispetto delle prescrizioni normative vigenti. Se l’iter di controllo ha dato esito positivo, il rifiuto viene conferito in discarica dopo l’attribuzione di un numero che lo certifica inmaniera univoca. In caso contrario, il carico viene rispedito al mittente, con relativa comunicazione all’Ente di controllo (Città Metropolitana di Torino).

 

La movimentazione

 

Lo spostamento dei rifiuti all’interno di Barricalla è soggetto a numerosi accorgimenti allo scopo di minimizzare l’impatto. A esempio, i mezzi di trasporto scaricano in un’area appositamente adibita, così da non entrare in contatto con altri rifiuti.

Per questo le operazioni di movimentazione e messa a dimora di quanto conferito sono svolte da un’azienda specializzata del settore, che riceve tutte le indicazioni operative relative al mantenimento in sicurezza dell’invaso, alla salvaguardia degli operatori addetti ai mezzi e alle prescrizioni riguardanti il sistema di gestione ambientale.

 

Lo smaltimento

I rifiuti vengono conferiti in discarica eseguendo una coltivazione a strati; “coltivare” significa disporre strati successivi di rifiuti secondo una precisa logica in rispetto alle normative.

Raggiunto il volume massimo autorizzato della vasca, cioè del lotto, si procede alla sua sigillatura idraulica con l’impiego di materiali impermeabili quali argilla e teli in HDPE (high-density polyethylene – polietilene ad alta densità), a cui segue la riqualificazione con terreno erboso e vegetazione autoctona.

Inoltre, sia per i lotti aperti sia per quelli chiusi, tramite pompe azionate a distanza, si procede periodicamente al drenaggio del percolato, cioè il liquido originato dalle precipitazioni atmosferiche e dall’umidità, che si deposita sul fondo dell’invaso. Il percolato raccolto viene stoccato in serbatoi in vetroresina e poi inviato ad impianti di trattamento.

 

Il post mortem

Le leggi italiane prevedono che quando un lotto viene completato le autorità tecniche procedano al collaudo della copertura: argilla, teli in hdpe, ghiaia e manto erboso. Da questo momento inizia il post mortem che prevede un monitoraggio per i 30 anni successivi: ispezioni visive sull’integrità della copertura, costanti analisi del percolato (che in pochi anni si riduce a zero), delle acque di falda e degli sfiati.